Ver
también: La música y los bailes del Sur de
Italia
La "TAMMURRIATA"
La tammurriata, detta anche “ballo o canto sul tamburo”, è un antica forma
coreutico-musicale ancora diffusa in alcune aree della Campania. Essa è
localmente praticata in numerose varianti: dall’area domiziana – giuglianese, a
quella vesuviana, sino all’agro nocerino-sarnese e a quella della costiera
amalfitana.
Il “ballo sul tamburo” si svolge principalmente nell'ambito delle “feste”,
celebrazioni stagionali di ritualità collettiva associate alla religiosità
“popolare” e soprattutto al culto devozionale rivolto alle Madonne venerate in
questi luoghi. La tammurriata è espressione diretta della cultura orale
contadina ed è quindi connessa a credenze e culti arcaici antichissimi di
origine precristiana.
Il
ballo
La tammurriata è un ballo in coppia, che viene eseguito all’interno del
“cerchio” composto da suonatori, “cantatori” e da tutti i presenti che ne
costituiscono
al pari dei danzatori una parte sostanziale. Come ballo di coppia la tammurriata
non va intesa unicamente come danza di corteggiamento, infatti essa si realizza
anche tra persone dello stesso sesso e può comunque esprimere valenze diverse a
seconda del tipo di comunicazione che si viene a determinare tra i due danzatori.
Durante il ballo le varie coppie hanno un andamento figurativo indipendente. La
tammurriata ha una struttura essenzialmente bipartita. Essa si compone
principalmente di un primo modello più ampio in cui la danza si articola in vari
passi, gesti e atteggiamenti somatici che, ciclicamente sfociano nella
cosiddetta “votata” o “rotella”, momento in cui mentre il tamburo accentua una
serie lunga di colpi battuti sull’unità di tempo, i danzatori girano
specularmente in asse in senso antiorario (in alcune zone la “votata” è eseguita
anche in senso orario).
La gestualità somatica del ballo è molto complessa e tende a far affiorare
movenze che possono rapportarsi a gesti tipici del lavoro quotidiano contadino,
a gesti naturali, di imitazione di animali, magici, e altro ancora. Nel momento
collettivo, tutta la gestualità della danza assume un valore rituale ed un
significato simbolico. Oggi giorno il grande interesse per le feste tradizionali
da parte di giovani provenienti da un ambito culturale di estrazione “urbana” e
l’attenzione crescente dei mass media, ha favorito la creazione di una idea
distorta dell’espressività tradizionale, che sempre più spesso viene intesa come
libera ed estemporanea espressione individuale alienata dal suo linguaggio reale
e dai codici espressivi propri. Così la proliferazione di innumerevoli e spesso
approssimativi corsi di tammurriata, stanno contribuendo a portare la danza e la
sua gestualità ad assumere valenze espressive nuove, non propriamente legate ad
un ambito tradizionale bensì tendenti ad una funzionalità ludico - edonistica a
tratti spettacolare.
Il
ritmo
Il ritmo che sostiene il ballo è fondamentalmente binario ed è eseguito dalla
tammorra. Le figure ritmiche espresse dal tamburo scaturiscono da alcune
“cellule” tipiche che, a seconda delle particolari forme stilistiche locali,
vengono iterate in maniera ostinata, oppure vanno a seguire le costanti
variazioni del “cantatore”, creando delle articolazioni accentuative di notevole
complessità. La tammorra con le castagnette (impugnate dai danzatori per
scandire il tempo durante il ballo), costituiscono il supporto ritmico e
timbrico fondamentale su cui si articola la tammurriata.
Altri strumenti che completano questa particolare tessitura timbrica sono: il “putipù”,
(tamburo a frizione) “il marranzano”, (scacciapensieri) il “triccabballacche”,
rarissimamente ai nostri giorni il “doppio flauto” e nel giuglianese il “sisco”.
Tuttavia, nell’accompagnamento della tammurriata, si ritrovano anche
l’organetto o la fisarmonica che, seppur non propriamente legati all’originario
impianto timbrico-strumentale, costituiscono tutt’oggi strumenti alquanto
diffusi nelle pratiche esecutive.
Il
canto
Il canto è fondamentalmente sillabico, ed attinge per i testi da un repertorio
tradizionale di versi endecasillabi che, nella loro articolazione, possono
subire numerose variazioni metriche.
Esso può essere eseguito da un solo cantatore o da più cantatori che,
intervenendo in alternanza, danno origine a un dialogo che a seconda delle
circostanze e dei contenuti viene ad assumere significati diversi. Il linguaggio,
che a volte appare quasi oscuro ed onirico, si fonda sull’espressione di “segni”
che andrebbero letti in un’ottica magico-religiosa che nell’originario tessuto
culturale, erano funzionali al momento della ritualità collettiva. Le figure
richiamate nel canto si riferiscono alla donna quale innamorata o la “bella
figliola” a cui si anela, oppure fanno riferimento a episodi quotidiani connessi
a vicende dai tratti irreali che invece, ad una analisi più attenta, si rivelano
cenni che rimandano a contenuti ben più profondi legati a valori e ad un
immaginario dalla funzionalità collettiva.
La linea melodica del canto si sviluppa in un ambito di cinque o sette suoni
articolati principalmente sulla scala maggiore napoletana, detta anche “modo
lidio” e procede essenzialmente per gradi congiunti. La tessitura del canto
maschile in genere si sviluppa in un registro molto acuto, mentre quella del
canto femminile è spesso più centrale. Inoltre, per l’articolazione della
tammurriata, sono di particolare rilevanza quei procedimenti caratteristici di
variazione costante del materiale melodico e testuale dovuti alla fantasia
inventiva e alla conoscenza da parte del cantatore dei codici espressivi del
linguaggio tradizionale autentico.
Autores: di Annapia Ferrara e
Antonio Fraioli
Datos sacados de la pagina
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http://www.spakka-neapolis55.it/Francese/La%20tradizione/La%20tammurriata.htm |